25 novembre: ogni giorno!

Ogni giorno dovrebbe ricordare che molte donne subiscono in casa i soprusi dei mariti, dei compagni, dei fidanzati, dei padri. Oltre la retorica le testimonianze concrete ci danno il polso di quanto il fenomeno sia diffuso e ci stimolano a stare vicino alle donne vittime di violenza e aiutarle per quanto si può ad affrancarsi dal loro stato di sottomissione.

Oggi voglio ricordare una testimonianza raccolta da una ragazza che qualche anno fa aveva le “manette” all’anima e che oggi è rinata. La chiameremo Maria Antonietta. Questo è quello che scrive.

Quando ho conosciuto il mio aguzzino avevo solo 23 anni, ero bella e ingenua, non sapevo cosa fosse la violenza, era una cosa su cui non avevo mai riflettuto e non avrei mai immaginato che un giorno l’avrei vissuta sulla mia pelle. Lui era di 10 anni più grande di me e una sera mi invitò ad uscire ed io accettai. Sembrava un uomo dolce e molto premuroso, nonostante il suo ceto sociale fosse molto più basso del mio, ma ho sempre pensato fin da ragazzina che nella vita ci vuole umanità e non per forza cultura. Dopo varie serate trascorse insieme gli dissi che non avevo intenzione di continuare la relazione perché avevo capito di non provare dei sentimenti di amore per lui. In quel momento avvenne la sua trasformazione, uscì la bestia che c’era in lui e da allora capii di essere entrata in un tunnel dal quale non sarei più uscita. Minacce, botte, umiliazioni, più volte mi ha puntato la pistola alla tempia urlandomi: “Se mi lasci ti sparo”. Da allora la mia vita è diventata un incubo. Sono caduta in una forte depressione che mi ha portata a riempirmi di psicofarmarci fino a pensare al suicidio. Per due lunghissimi anni sono stata costretta ad essere la donna di un uomo che odiavo. Tutti in città sapevano che io subivo violenza e tutti si sono fatti i “fatti loro”. Le mie amiche mi hanno voltato le spalle, ero sola contro il mio aguzzino. L’ho denunciato per ben 10 volte, per minacce, abusi, estorsione, sequestro di persona e nemmeno i carabinieri potevano difendermi dato che in Italia non era ancora uscita la legge sullo stalking. Quando finalmente decisi di lasciarlo definitivamente, il 23 novembre del 2007, quest’uomo fece irruzione in casa mia e impugnando la pistola mi sparò contro tre colpi, due andati a vuoto, il primo attraversò la mia carne all’altezza del ginocchio. E’ solo un caso che io non sia morta ed è solo per questo motivo che io sono riuscita a liberarmi di quest’uomo. Probabilmente se non mi avesse sparata e se non fosse stato condannato a 8 anni di carcere per tentato omicidio, ora sarei ancora un oggetto nelle sue mani. Molte delle parole che vengono scritte sulla violenza alle donne e i “mi piace” sotto i post in cui alcune di noi raccontano sanno di ipocrisia. Dove erano queste persone quando io soffrivo e cercavo di uscire da questo tunnel buio di violenza fisica e psicologica? Non dobbiamo andare così lontano per capire che le donne subiscono violenza. Può essere la nostra vicina di casa che ha bisogno di aiuto, ma è molto più facile tapparci le orecchie e pubblicare link o andare alle manifestazioni. Ipocriti!!!